Capitolo I
Parte XV
Spesso mi chiedo quale sarà il futuro dell’umanità. Se ci saranno ancora guerre in nome di Dio , e/o espansionistiche scatenate da dittatori sanguinari e famelici capaci di trascinare nell’oblio intere generazioni e intere nazioni solo per la bramosia di potere e di conquiste. Se l’avidità e la ferocia , le più terribili e temibili di tutte le malattie, si potranno un giorno debellare . Sono certo che i conflitti causeranno sempre e a lungo andare il disgregamento sociale di quelle nazioni che dichiarano o subiscono la guerra a prescindere dalle ragioni , la cui conseguenza è la distruzione delle città, dei villaggi e delle opere d’arte che custodiscono . Noi che siamo abituati alla ferocia dei tempi , avremo un giorno la consapevolezza che la guerra che noi combattiamo oggi servirà in futuro a donare ai posteri una società più giusta, tale da favorire pace e sviluppo , e a porre l’uomo al centro dell’uomo , a condizione che tutto questo non vada a detrimento della semplicità e qualità della vita? E ci sarà un capovolgimento sociale , capace di rendere tutti , uguali liberi e pacifici ? Questi ed altri pensieri mi assalgono, mentre la notte fugge , una notte imperdibile, immobile e sconfinata, col suo silenzio chino su di noi e illuminata solo dai riverberi delle nostre anime lucenti.Il dovere mi chiama e devo ben presto organizzare la partenza del mio contingente . Questa volta l’ ordine del re è perentorio certo e irrevocabile, per i motivi che già sappiamo. La mia squadra però non è tanto contenta di abbandonare questa regione sia per l’ospitalità ricevuta che per la bellezza dei luoghi . All’alba già si notano i primi movimenti di truppe che precedono la partenza . Il re Luigi VII, accompagnato dalla sua consorte Eleonora d’Aquitania, e dalle milizie del conte di Savoia e del marchese di Monferrato che hanno effettuato il viaggio via mare fino a Durazzo proseguendo poi alla volta di Costantinopoli dove sono giunti per unirsi al resto dell’esercito che li ha preceduti via terra, stanno facendo i grandi preparativi prima di muoversi. Io sono enormemente e profondamente confuso, nonché irretito e deluso del fatto che Eleonora non abbia tentato di contattarmi, non fosse altro per chiedermi come stavo . Comunque lei è la mia regina ed io non posso avere pretese di alcun genere anche se siamo stati amanti, Lascio di tutta fretta il carro di Sheila i cui proprietari sono nel frattempo rientrati e mi dirigo verso il mio accampamento. Si ode lo stridore dei carri che avanzano lentamente e il rumore degli zoccoli della cavalleria che precedono i carri che si dispongono in fila per la partenza . I primi raggi di luce mattutina conferiscono a questa immane colonna in formazione uno spettacolo inusuale . La polvere che si solleva e che non ha il tempo di ricadere sul terreno perché altra polvere si solleva rimane sempre in sospensione cosicché miscelandosi con la luce crea un effetto evanescente e fortemente suggestivo. Al passaggio del re e della regina l’esercito rende loro gli onori con acclamazioni di giubilo che durarono fino a che non scompaiono col loro seguito dietro le mura della città dove l’imperatore Emanuele li attende per i saluti di rito. Seguono le prime ore di viaggio . L’esercito aveva bisogno di riposo dopo i 400 giorni di viaggio che l’aveva visto protagonista di una lunga e faticosa marcia iniziata a St.Denis, e che aveva toccato Ratisbona, Belgrado, Nish, Sofia, Filippopoli e infine Costantinopoli. Luigi VII pur avendo apprezzato molto l’ospitalità di Emanuele, non si sente più al sicuro in quel posto. Emanuele, dal suo canto , teme a suo dire a un’eventuale occupazione e saccheggio da parte dell’esercito francese e da quello tedesco che era a pochi giorni di marcia da lì, soprattutto perché il suo esercito era impegnato in Grecia contro i normanni di re Ruggero. Ed è per questo che ha inventato quello che ha inventato affinché i francesi partissero. Luigi VII non è felice di partire , anche se egli si affida sempre alla protezione del divino Salvatore , e gli è difficile pensare che qualcuno potesse tramare contro di lui poiché egli a sua volta, non avrebbe mai osato farlo. Una volta in marcia mi sarebbe stato difficile andare a trovare Sheila. Devo sperare che la prossima sosta sia abbastanza lunga per farle visita. La prima vera sosta avviene dopo tre giorni di marcia presso Nicodemia in direzione est rispetto a Costantinopoli. Il territorio è lussureggiante e ricco di corsi d’acqua che in alcuni punti diventavano dei veri e propri fiumi. Vado a trovare Sheila e la porto con me. Raggiungiamo una radura vicino ad un ruscello. Il sole è caldo e tutto promette per il meglio. Nascosta tra i cespugli scopriamo una caverna creata dall’erosione dell’acqua. Dentro è splendidamente pulita e il pavimento è formato da lastroni di pietra arenaria perfettamente levigata. Sulle pareti ci sono congregazioni di materiale roccioso che appaiono come disegni dalle forme fantasmagoriche, che adornano l’interno della caverna. A tratti su porzioni di parete sfuggite miracolosamente all’erosione, si possono notare disegni elementari rappresentanti uomini al lavoro, animali e piante, risalenti molto probabilmente all’età della pietra. Ci sentiamo subito a nostro agio . Lego il cavallo, e prendo una coperta. Ci sediamo vicino all‘ingresso della caverna. L’aria è tiepida e quel ruscello non lontano da noi è un’attrazione imperdibile per un bagno. Prima di entrare in acqua vado a cercare della sterpaglia secca con dei ciocchi di legno per preparare un bel fuoco al fine di scaldarci, una volta usciti dall’acqua. Strofino due pezzi di legno secco sotto la paglia che s’incendia in fretta. Il fuoco prende subito vigore e attendo che si stabilizzi prima di bagnarci. Ci spogliamo completamente lasciando i nostri indumenti vicino al fuoco. Quando lei si denuda, mi appare per l’ennesima volta come un’apparizione celeste. E’ pura e semplice nella sua nudità senza malizia, è dolce ed elegante nelle sue forme armoniose . Mi prende per mano e ci dirigiamo verso il fiume. L’acqua è fredda, ma lei vi s’immerge come una ninfa, senza difficoltà come se l’acqua fosse il suo elemento naturale. I suoi capezzoli si irrigidiscono e il suo corpo è percorso subito da brividi di freddo. Una volta in acqua, l’afferro , la stringo a me per scaldarla col mio corpo. Lei mi abbraccia a sua volta e resta come un fiore tra le mie mani . Lei comincia a parlare e vuole che la tengo stretta sul mio cuore e mi dice che quando un giorno tornerò in Francia vuole che la porti con me , perché adesso la sua vita sono io e non riuscirebbe a concepire un’altra vita al di fuori di me. E aggiunge che lei mi ama e che tutto passa attraverso di me, perfino questo suo esistere e questo suo appartenermi e che questo mio corpo che l’ avvolge ha tutto il calore del mondo e che con me si sente protetta , perché io rappresento la forza primordiale che arde nel suo cuore. Continua dicendomi che prima di conoscermi aveva un sogno senza contorni precisi, ma adesso, lei è sicura che quel sogno si sta realizzando nella realtà che vive è che la sua felicità dipende da me. Quando mi ha incontrato sapeva di dover morire, ma guardandomi negli occhi ha capito quanto era importante continuare a vivere. Avevo avuto pietà di lei, l’ avevo presa e l’avevo curata nella mia tenda, l’avevo coccolata, l’ avevo scaldata e mi ero preoccupato della sua salute anche nei giorni successivi, e questa mia attenzione e premura hanno fatalmente segnato il suo destino. Mentre lei mi parla io la stingo inconsapevolmente sempre più forte e il mio corpo diventa sempre più leggero e il respiro sempre più pesante. Restiamo così , abbracciati avvolti in quel silenzio irreale , uniti coi corpi e mescolati nello spirito mentre io riesco appena, dato l’emozione del momento, a confidarle tutto il mio amore, un amore sincero, senza artifici e ripensamenti, un amore puro, diamantino, forte e strepitoso. So bene che questo è il modo migliore di amarla , amarla anche nei momenti peggiori e difficili e donarmi con la spontaneità di un privilegio, e tale che, quando lei è sopraffatta dall’angoscia , trovi in me quel raggio di luce gentile per illuminarle la vita.
DIO CI VUOLE MAGNIFICI